![]() |
---|
Simboli, Miti e Civilta' scomparse |
La Piramide Cestia |
Simboli e misteri della Piramide Cestia Il segreto dell’immortalità
di Stefano Mayorca
Gli antichi culti di ordine iniziatico e religioso, le cerimonie pubbliche e quelle segrete di matrice esoterica iniziarono a prendere corpo nella Roma Imperiale con l’avvento della cultura egizia. Roma, porta d’Oriente, affascinata dalla misteriosa dottrina legata al culto dei morti e alla vita eterna, nata sulle sponde del fertile Nilo, stava trascurando le sue secolari divinità. In alcuni casi si originava una commistione tra gli dei stranieri e quelli romani che culminava nella genesi di nuovi culti misterici di matrice occulta. Il Nilo, fiume sacro simbolicamente incarnato dal dio solare egizio Osiride (considerato anche il signore dell’Oltretomba), era la culla di un corpus dottrinale connesso con i cicli di morte e rinascita.
Caio Cestio Faraone di Roma
Nel 20 a.C. il pretore Caio Cestio, tribuno della plebe e membro del collegio dei Septemviri epulones, ossia coloro che organizzavano banchetti sacri e rituali, decise di sposare la fede egizia connessa con la vita eterna. Grazie ai mezzi economici di cui disponeva pensò di farsi erigere una tomba monumentale che rispecchiasse gli elementi simbolici dell’Egitto faraonico. Non badò a spese per la realizzazione di questo progetto e si servì dei materiali più pregiati quali il prezioso marmo lunense. In questo modo i romani chiamavano lo splendido e candido Marmo di Carrara, caro anche al grande genio artistico Michelangelo Buonarroti. Stregato dalla cultura sacra delle piramidi, Caio Cestio volle imitare gli dei viventi, i leggendari Faraoni che avevano lasciato una traccia imperitura del loro passaggio terreno.
La Piramide Cestia, il luogo dove si diventa dei
La tomba che il tribuno fece edificare è la celebre Piramide Cestia, e da duemila anni spicca maestosa e mantiene inalterato il suo inconfondibile colore bianco, nonostante l’inquinamento provocato dai gas di scarico delle automobili. La sua sagoma chiara crea un effetto cromatico di grande effetto, grazie alla tonalità rossa delle Mura Aureliane che ne esaltano il contrasto. Sulla facciata del monumento è visibile ancora oggi una iscrizione nella quale viene ricordata l’appartenenza di Cestio al collegio dei Septemviri. Nonostante la cura e le scrupolose intenzioni dell’autorevole cittadino Romano, la piramide da lui voluta si differenzia da quelle che sorgono sulla Piana di Giza. La piramide rappresentava per gli egizi la collina primordiale, il luogo dove la vita era stata generata, un simbolo di eternità e di indistruttibilità. Per questa ragione doveva essere costruita con materiali capaci di sfidare i secoli e le pietre unite tra loro in modo da non lasciare spazi o crepe. In base ai canoni funerari egizi, inoltre, il sepolcro andava sigillato ermeticamente per impedire l’identificazione dell’ingresso. E proprio questo è il dettaglio che diversifica la Piramide Cestia dalle sue sorelle d’Egitto. Infatti, in essa è presente una porticina, tuttora ben visibile, specialmente per chi la osserva dalla parte in cui è sito il vicino cimitero acattolico. Per il rito di rigenerazione e rinascita il corpo mummificato del Faraone aveva bisogno di essere separato dai viventi. Ecco perché dopo la cerimonia di apertura della bocca, officiata dai grandi sacerdoti egizi, la piramide veniva chiusa badando a non lasciare tracce capaci di fornire degli indizi circa l’entrata segreta del sepolcro. Solo così il defunto poteva tornare a vivere dentro la tomba, un luogo che per il Faraone doveva risultare ospitale come l’utero materno. Qui, immerso simbolicamente nel liquido amniotico, egli nasceva nuovamente e tornava alla luce nella sua dimora primordiale. Come è possibile che Caio Cestio non ne fosse al corrente? Probabilmente non aveva approfondito sufficientemente le procedure riguardanti le cerimonie funebri egiziane.
Roma e le sue quattro piramidi
La Piramide Cestia, in ogni caso, non era l’unica esistente a Roma. Altre quattro piramidi erano state edificate dai Romani e stanziate in posti diversi. Una di queste, le cui dimensioni ragguardevoli superavano quelle della Cestia, sorgeva nel luogo che oggi ospita la chiesa di Santa Maria in Traspontina, in via della Conciliazione. Purtroppo fu demolita meno di due secoli addietro. Le altre due erano state edificate in piazza del Popolo e la quarta, più piccola, collocata nella necropoli di Porto, in via della Scafa (che dovrebbe essere visibile ancora oggi), la strada che congiunge la via del Mare con l’Aeroporto di Fiumicino. E’ interessante sapere che a piazza del Popolo, dove svettava la coppia di piramidi, anticamente vi era un bosco di pioppi. Immersi nel verde e nella quiete della natura, i monumenti funebri erano quasi nascosti dalla vegetazione. Non a caso, il nome della piazza attuale deriva dalla parola latina populus, che vuol dire pioppo. |